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Lettere per Carmine Cerbera

 

Carmine Cerbera insegnava Disegno e Storia dell’ arte, era un mio amico e oggi sono stato al suo funerale insieme ad una delegazione di Insegnanti Precari che lo conoscevano; siamo stati intervistati con le magliette in dosso dei precari; la moglie, dipendente del comune di Grumo Nevano, NA (polizia municipale), ci ha detto di non arrenderci nel ricercare i nostri diritti di insegnanti. Che si sappia, Carmine si è ucciso perché era entrato in un tunnel e non ne è saputo uscire, amava l'arte e la praticava. Non era depresso, stemperava ogni problema, ma non si sentiva realizzato. Lo stato non ha saputo prendere in considerazione un uomo valido con un titolo finito come quello rilasciato dall'Accademia di Belle Arti di Napoli. Lui l'arte voleva insegnarla e si stava specializzando sempre più, ma aspettava un incarico come ogni anno scolastico e quest'anno non è arrivato; Carmine l'arte la praticava, restaurava anche e, ferito nell'orgoglio, ha deciso di prendere un' attrezzo tagliente, che usava per tagliare le tele che dipingeva, e si è tagliata la carotide. Succede anche questo in un mare di persone precarie, ma ai nostri ministri non importa nulla, loro non sono "nostri" ministri. Sono una casta chiusa che difende i loro interessi e palazzi pieni di poltrone inutili per il nostro paese. A noi cittadini italiani servono persone oneste e piene di valori morali come Carmine Cerbera.”

 Antonio Carrillo

 

“…Penso che molti di noi abbiano provato il sentimento del suicidio per motivi professionali. E’ tragico che tutto ciò avvenga nel silenzio, senza la suonata di un campanello di allarme.  

Non sono privato nel provare commozione,  manca la partecipazione ad un progetto ideale, forse questo sentimento potrebbe essere un appoggio per molti colleghi delle materie artistiche. Sono distante da quello che è accaduto perché va oltre l'immaginabile, nella sfera del dolore c'è angoscia e solitudine. 

Capisco perfettamente invece il gesto estremo, riconosco quegli stati latenti attraverso cui passa lo schiacciante peso dell'istruzione contemporanea, vittima di una mentalità ricattata dalla sproporzione, dal valore economico che chiude tutte le spendibilità del sapere artistico.”

Nicola Ghiaroni